sabato 1 dicembre 2012

FEDERSCACCHI: IL DOVERE DI RINNOVARSI




 
Le elezioni federali della prossima settimana rappresentano una occasione imperdibile per costruire una squadra di governo che sappia rappresentare e tutelare le esigenze provenienti da tutte le componenti che animano la nostra federazione; soprattutto per gli istruttori, gli juniores, e le loro famiglie.


Per ricercare il riequilibrio del ruolo che compete al settore della didattica all'interno della struttura federale (che, per assonanza, corrisponde al ramo: Ricerca & Formazione delle principali compagnie che operano a livello planetario) ho posto a disposizione degli istruttori di federscacchi, la mia candidatura a membro del Consiglio Federale.
Motivo portante della proposta è quello di vedere la qualità e la quantità del movimento giovanile scacchistico italiano crescere di pari passo con i lusinghieri risultati ottenuti dagli scacchisti tricolori nell'ultimo lustro.

La consapevolezza che obiettivi più consoni - alla passione profusa dai promotori degli scacchi - possono essere colti (per numero di partecipanti a corsi, tornei e campionati giovanili in primis e per risultati tecnici a livello internazionale per conseguenza), ci è dato dal fatto che un trend di crescita ha subito varie flessioni per le condizioni inaccettabili (di accoglienza per i giovani e le loro famiglie) predisposte dalla federazione e dai propri incaricati.

Churchill affermava che "non può risolvere un problema chi l'ha causato"
Qui sotto è riportato il progetto di governo generatore della candidatura



MOTIVI DELLA CANDIDATURA

La candidatura che sottopongo alla vostra analisi, per la richiesta di sostegno, è nel segno della discontinuità con l’operato federale sinora prodottosi.

Ciò che mi spinge a porre la mia candidatura a membro del CF della FSI è il vedere che lo status degli istruttori, e con questi i soggetti che più sono loro a contatto (i giovani e le loro famiglie), non è tenuto nella dovuta e necessaria considerazione che merita, ma - anzi - è pressoché completamente ignorato e lasciato ai margini di tutta l’organizzazione federale.





ANALISI DELLA SITUAZIONE DELLA DIDATTICA IN AMBITO F.S.I.

La presenza degli istruttori (o, volendo usare un linguaggio burocratese,: i tecnici) nella … “stanza dei bottoni”… sembrerebbe  l’effetto mal riuscito di una fin troppo benevola ed eccessiva apertura democratica; tanto è il misconoscimento del governo fsi della loro opera sostanziatosi nell’abbandono in cui versa la categoria ed il settore giovanile!.

Così non è!

La "Carta Olimpica" del CIO riconosce la presenza dei tecnici negli esecutivi federali


La Loro presenza discerne da un comandamento del CIO, e, tramite questo, dai governi che ne riconoscono la funzione di indirizzo (in Italia recepita con il D.Lgs n. 242 del 23.7.1999 ; il cosiddetto Decreto Melandri) e, proseguendo – quindi - nella scala gerarchica amministrativa, al CONI ed alle federazioni nazionali (e associate) che sono state obbligate a conformare i loro statuti a questo inserimento.

Tale obbligo si appalesa, oltre che con la obbligatoria presenza formale negli organismi esecutivi, con l’impegno cogente degli enti federativi (statuito in sede di ingresso nel Coni insieme all’accettazione del principio democratica per la formazione dei propri organi, alla strutturazione territoriale regionale e ad un minimo di affiliate su tutto il suolo nazionale) a curare la continua formazione – a cadenza minima annuale – da tenere a favore degli istruttori.

In FSI tale obbligo non viene rispettato e l’annuale “conferenza degli istruttori” si risolve in una sterile gita fuori porta tra pochi intimi che, per alcune ore di una mattinata, si abbandonano a fare qualche amichevole chiacchiericcio.

L'UE ha dichiarato la preminenza dell'insegnamento come elemento fondante dell'attività sportiva


Di ben altre cose abbisognano gli istruttori federali, soprattutto per evitare quel dannoso fenomeno ( per gli insegnanti scacchistici come pure per l’intero movimento) del drop out, cioè dell’abbandono dopo le prime lezioni impartite.

Il distacco (quando avviene) non può ascriversi né alla disaffezione verso la disciplina e né, tantomeno, all’apprezzamento (o meno) verso l’istruttore ma bensì al rifiuto del metodo di insegnamento.

Le necessarie e sofisticate tecniche di didattica abbisognano di investimenti che, in nessun caso, possono essere sostenibili dai singoli ma – come in qualsiasi altro campo che necessita di alte e ripetute specializzazioni professionali – dovrebbero essere esclusivamente impartite in forma collettiva e poi, in forma varia, ammortizzate.

L’ammortamento è rappresentato dalla partecipazione federale.

Dopo avere inizialmente recepito questo concetto ( … “la scopa nuova scopa sempre bene …” cit. vecchio detto popolare) la FSI ha interrotto il suo impegno istituzionale inerente la formazione, evidentemente dirottando i fondi che dovevano essere a beneficio degli istruttori in altri capitoli di spesa.

Oltremodo il “servizio” (pur in forma stringata e, pertanto, incolpevolmente inadeguata) negli ultimi anni è stato bonariamente assicurata dai comitati regionali; la qualcosa ha rappresentato una ulteriore tassa impropria a carico dei tesserati tutti che si sono visti sottrarre risorse che gli organi periferici avrebbero dovuto, o potuto, loro destinare.

Intimamente collegato al disinteresse verso l’attività degli istruttori (e del frutto del loro impegno) sono risultati essere gli svariati flop organizzativi che hanno interessato alcune delle ultime edizioni di campionati giovanili e C.G.S.

Tali insuccessi hanno tratto origine dal mancato controllo che la FSI doveva operare, sia sui comitati organizzatori (ancora di più quando questi erano esterni ad FSI) che sulle strutture deputate ad accogliere i giovani scacchisti e le loro famiglie.

L’abdicazione degli organismi deputati è il segno evidente di come gli interessi della nostra categoria siano stati prevaricati da altri (di interessi!).    






PROPOSTE

Dalle note sovrastanti traspare che l’intervento principale da effettuare, per la adeguata formazione dei quadri didattici è l’aumento esponenziale di stage (anche segmentizzati a livello inter-regionale) formativi annuali a carico della struttura centrale, che vedrebbe ritornare l’investimento con l’aumento della massa di partecipanti alla vita associativa globale.

L’altra impellenza è la massima trasparenza dei bandi di concorso per le candidature alle assegnazioni delle più prestigiose manifestazioni di massa giovanili; è solo tramite la trasparenza che si possono ottenere condizioni di soggiorno e di gioco ottimali e realmente convenzionate per giocatori e famiglie e non, all’inverso, per esercenti ed organizzatori.

Oltremodo non si può proprio riuscire a comprendere com’è possibile che, in un giro d’affari – per singolo campionato - di (almeno) 500.000,00 euro – ma il potenziale dei possibili partecipanti porta la cifra intorno ad 1.000.000 di euro – non si riescano a reperire i fondi per la più adeguata formazione degli istruttori che sono gli attori principali che rendono possibili tali manifestazioni e dovrebbero essere considerati i veri proprietari dei marchi: “CIG” e “C.G.S”.

Onde toccare con mano dove si potrebbe arrivare con una federazione efficiente – ma, soprattutto, motivata e nella quale tutti siano operativi e non occupano un posto solamente perché: …” fanno parte della squadra” – è utile osservare cosa succede in Francia; in quella situazione (dove il loro CFJ 2013 è già pronto), dal manifesto celebrativo si vede il marchio di una grossa banca – presente anche in Italia - che mostra l’appetibilità comunicativa degli scacchi. 

Il campionato giovanile francese - nel mese di aprile - ha spostato 3.600 persone

I francesi – che nulla hanno da insegnarci in fatto di passione e competenze! - sono orgogliosi di poter appartenere (per i tornei giovanili) al club 1.000; mentre in Italia (invece che cambiare organizzatori e metodologie di scelta delle candidature) si pensa a far diminuire i partecipanti per nascondere deficienze operative.

Altri possibili provvedimenti deliberabili per riconoscere agli istruttori la giusta gratificazione allo loro opera – sicuramente a costo zero per le casse federali – è quella di porre il vincolo di tesseramento, per i giovani fino a 18 anni, in favore delle società (presso i quali lavorano gli istruttori) proprietarie dei vivai che crescono i giovani di maggior talento. Questo farebbe si che eventuali tesseramenti da parte di altre società andrebbe a generare un giusto “premio di preparazione” (a beneficio del primo vivaio formatore) definibile da parametri stabiliti in base ai titoli e risultati conseguiti dagli junior.

Un ulteriore giusto riconoscimento (mutuabile da altre federazioni già attive in tal senso) di competenza dei primi preparatori dei giovani è la statuizione di un montepremi (nelle finali CIG) con una cifra fissa (computabile nel contributo che gli organizzatori versano alla FSI) che sia appannaggio degli istruttori dei piccoli campioni d’Italia.   




MISCELLANEA DI PROPOSTE

La riforma del settore didattico di federscacchi non è l’unica da attuare per rendere il nostro principale strumento normativo in linea con le esigenze dell’intera base associativa.

Sicuramente il sistema di formazione dell’organo esecutivo non garantisce il principio democratico del massimo coinvolgimento (o della effettiva possibilità – per tutti -  di poter offrire il proprio contributo alla conduzione dell’ente) di tutte le realtà del territorio.

La bizzarra interpretazione giurisprudenziale che permette di esprimere tante preferenze quanti sono i membri del CF in quota Società (sette) permette la formazione di cartelli blindati che sono l’antitesi stessa della democrazia.

Altra pecca dello Statuto (e del ROF) è quella di non valorizzare nella giusta misura l’immensa componente professionale ed emozionale presente nei vari comitati e delegazioni regionali.

La nostra storia ha dimostrato che sono questi gli organismi dove operano le migliori professionalità del sistema scacchi in Italia; le numerose iniziative di rilievo nazionale ed internazionale (realizzati, ad esempio, dai comitati Piemonte, Lombardia, Lazio, Basilicata, ecc.)  e le gestioni economiche costantemente esemplari ed oculate rendono il movimento scacchistico italiano tra i più evoluti e dinamici nell’intero contesto mondiale.

Orbene è da considerare una mortificazione insopportabile che il vero motore del nostro mondo rimanga sostanzialmente escluso dai processi decisionali che regolano tutti noi; reputo che prevedere una rappresentanza dei comitati regionali, all’interno del Consiglio Federale e con diritto di voto (anche con un sistema di rotazione) renda un grosso servigio alla migliore evoluzione di tutto il contesto associativo che ci appassiona.

Un notevole decadimento, inoltre, c’è stato nella valutazione della trasparenza; pur reputando che l’eliminazione delle assemblee annuali (e le conseguenti spese a ciò connesse) abbia potuto apportare benefici dal punto di vista delle economie di gestione non può disconoscersi che ciò abbia determinato la totale mancanza di possibilità di controlli sui bilanci  che sono, invece, ineludibili per un sereno andamento di qualsiasi associazione.

Tanto è ancora più inquietante ove si consideri che, nel corso della consigliatura, il collegio dei Revisori dei Conti si è disintegrato e la nuova formulazione statutaria prevede una più risicata presenza di Revisori, soprattutto quelli espressi dalle Affiliate.

L’azzeramento delle assemblee non vieta di sicuro di servirsi delle nuove tecnologie informatiche di comunicazione per rendere partecipi tutti gli associati delle modalità, delle congruità e delle misure con cui vengono trattati e spesi i nostri soldi.


Certamente si può utilizzare al meglio il corredo dei nuovi mezzi informatici per tenere le riunioni del Consiglio Federale in teleconferenza - con costi irrisori -; questo permetterebbe di recuperare risorse che, all’inizio del terzo millennio, possono essere risparmiati ed impegnati in ben più produttive finalità.

Per valutare queste incidenze si pensi che in bilanci di esercizi passati, a fronte di un contributo CONI intorno agli 80.000,00 euro veniva registrato un costo, per tenere le riunioni di C.F., di una cifra, all’incirca, simile.




FINALITA' DELLA CANDIDATURA

Si è precedentemente accennato che la presente candidatura è indipendente; a fronte della stringente necessità delle riforme sopra esposte non può tacersi di come (nella deprecata ipotesi dell’isolamento della voce che le sostiene) sia estremamente complesso pensare di proporre alcunchè senza presenze nel CF.

E’ invece possibilissimo portare le istanze perorate in queste righe (o, per lo meno, molte di esse) in pacchetti di riforme articolate ad un livello più esteso, che possono essere (le riforme) più agevolmente decise se analizzate con il filtro dell’apprezzamento delle reciproche esigenze e dignità.

Come in tutti gli organismi generati da processi decisionali a base democratica la presenza di (almeno) una voce esente da vincoli “di maggioranza” risulta essenziale per migliorare (oppure non deprimere) la funzione esecutiva del C.F.

In prima istanza la controprova di queste note è che l’azione del C. F. uscente è risultata tanto lontana dalle reali esigenze ed aspettative provenienti dal territorio soprattutto per il fatto della mancanza di una opposizione interna.

Altra controprova (dell’infruttuosità delle c.d. “maggioranze bulgare”) lo si può notare osservando la dissolta maggioranza del Paese che nonostante disponesse della …“maggioranza più estesa nella storia della Repubblica”… è implosa per l’assenza di una minoranza reale, fonte di continuo stimolo per il buon governo.            



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